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Come curare il gioco d’azzardo patologico

Il Programma Orthos per giocatori d’azzardo patologico si potrebbe definire “un fiore all’occhiello”: il nostro Paese si distingue, quindi, per l’opportunità di trattamenti ambulatoriali e residenziali mirati al superamento dei disagi di tossicodipendenza, anche se maggiormente ricollegati a casi di dipendenza da eroina e da alcool ed in minor misura ad altre patologie come il gioco d’azzardo patologico, alla sex addiction, all’abuso di internet, all’abuso di ecstasy ed altri stimolanti. A volte per le “condizioni di disagio” conseguenti al gioco sono insufficienti gli interventi in ambito ambulatoriale offerti dai Ser.T, purtroppo per la scarsa incisività in situazioni di comportamento compulsivo: questi “nuovi dipendenti” svariano in una gamma variegata a livello sociale, culturale, di età e di censo rendendo oltremodo difficile un inserimento in contesti predisposti per popolazioni assai più omogenee e quindi meno adatti ad esser inseriti in problematiche fortemente diversificate.

Ecco, quindi, che si rendono indispensabili interventi “più personalizzati”, più mirati al disagio patologico che tocca l’individuo, la famiglia di appartenenza e la collettività. E’ necessario seguire “più personalmente” l’individuo colpito da disagio patologico con un programma orientato a livello psicoterapico, più che medico, in modo da incidere sul comportamento disadattivo e sulla sua personalità. Bisogna, con questi interventi, prevedere una fase accurata di diagnostica e di accompagnamento e consolidamento del lavoro “terapeutico” collegato alla residenza con una fase accurata e strutturata in modo da non vanificare i risultati ottenuti. Il Programma Orthos, attivo ormai da circa cinque anni, i risultati li ha ottenuti.


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