Certamente, sarebbe veramente grave che gli operatori ed i concessionari di gioco italiani fossero “costretti” proprio dallo Stato italiano -che peraltro li ha creati- ad “approdare in altri lidi” e, quindi, ad investire capitali e risorse Paesi diversi dal nostro. Questo, potrebbe succedere se ancora una volta il nostro Governo si dovesse “accanire” sul mondo-gioco per recuperare quelle “sostanze” utili e necessarie a coprire “i buchi profondi” del nostro bilancio nazionale. Non solo questo naturalmente: se tutti i divieti, i distanziometri, i luoghi sensibili dovessero continuare ad esistere sarà gioco-forza per le piccole e medie imprese del settore -e le relative industrie di produzione di apparecchi da intrattenimento- “sparire” dal nostro territorio e lasciare spazio a quelle attività illegali che già stanno proliferanno oltre il lecito e che accoglierannoi giocatori… sempre in cerca di divertimento, di gioco, di azzardo e di sensazioni “forti”.
Sarebbe un ottimo risultato -si potrebbe dire-ma bisognerà solo dire -da parte del nostro Governo- “mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa”: le “attrezzature” per non far succedere questo collasso potrebbero esserci “se vogliono essere viste”, la disponibilità del mondo gioco c’è, come c’è sempre stata, manca solo la coerenza e la forza da parte “di chi tira i fili” di tutta la nostra vita di agire in modo corretto e nell’interesse di tutti. Della filiera intera, degli operatori, dei giocatori ed anche dell’Erario che da un comportamento coerente potrebbe trarne vantaggio, proprio quel vantaggio di cui ha bisogno e di cui, forse, dovrà forzatamente farne a meno.